L'esercizio autonomo della libera professione infermieristica
Aprire una partita Iva è cosa piuttosto semplice da fare, ma esistono delle regole che vanno seguite. Il nostro Collegio Provinciale IPASVI ha dettato le “NORME DI COMPORTAMENTO PER L'ESERCIZIO AUTONOMO DELLA LIBERA PROFESSIONE” dal 1° gennaio 1997; regole molto severe che stabiliscono i dettami per quegli Infermieri che vogliono intraprendere la Libera Professione.
Molti colleghi iniziano questa attività nella più totale inconsapevolezza di quali siano gli obblighi e i doveri che comporta l’aprire una Partita Iva con il fine di poter intraprendere la Libera Professione.
Intanto il solo aprire la Partita Iva comporta l’obbligo di notificare al Collegio Provinciale dove si è iscritti, l’inizio dell’attività professionale entro 30 giorni, trasmettendo al Collegio, una scheda anagrafica aggiornata, una copia del certificato di attribuzione di Partita Iva, recapito professionale e indicazione dell'eventuale luogo dove si svolge la propria attività.
Quanto sopra vale anche nel caso in cui si voglia chiudere la Partita Iva, deve in ogni caso essere comunicato al Collegio Provinciale.
Dubito fortemente che questo avvenga, visto il numero impressionante di Infermieri che entrano ed escono dalla libera professione, a meno che non siano le Cooperative stesse, se dovute, a far presente al Collegio Provinciale quali sono i propri iscritti e dove lavorano.
Ma attenzione, cari Colleghi, il Collegio Provinciale non scherza sulle Norme di Comportamento, infatti nell’Art. 66. Si cita che “L'inosservanza delle presenti norme di comportamento costituisce abuso o mancanza nell'esercizio della professione o fatto disdicevole al decoro professionale, perseguibile disciplinarmente ai sensi degli articoli 38 e seguenti del DPR 5 aprile 1950, n° 221.”
Ma analizziamo alcuni di questi articoli, che personalmente trovo molto interessanti.
Nel Titolo VII - Cooperative sociali, all’ Art. 56. viene confermato che “L'infermiere può esercitare la libera professione in forma associata tramite le cooperative sociali regolarmente costituite ai sensi della legge 381/91”.
La 381/91, la stessa legge, già citata in precedenza, che definisce le cooperative sociali come Associazioni che hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso:
a)la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi
Ma allo stesso tempo si puntava il dito contro quelle Cooperative caratterizzate da servizi che correvano il forte rischio di cadere in forme di intermediazione di manodopera o comunque di forniture di personale povere di contenuti organizzativi.
Ma proseguiamo, le Norme di Comportamento, continuano citando le “Norme antitrust”. L’Art. 61. Menziona, riferendosi alle Cooperative, “Che in ogni caso nessuna forma associata potrà riunire un numero di liberi professionisti tale da determinare situazioni di alterazione del principio della libera concorrenza. È compito di ogni singolo Collegio provinciale determinare i limiti dimensionali in funzione del numero degli infermieri esercenti la libera professione.”
Questo paragrafo è emblematico. Cosa significa che è compito di ogni singolo Collegio Provinciale "...determinare i limiti dimensionali in funzione del numero degli infermieri esercenti la libera professione"?
Ma come, se nelle Cooperative ogni giorno confluiscono decine di Infermieri allora che senso ha questo paragrafo?
Mi chiedo allora, il Collegio Provinciale è a conoscenza di quanti Infermieri ogni giorno accedono nelle Cooperative, aprendo Partite Iva, oppure è una situazione, mi permetto di dire, a loro sfuggita di mano?
Inoltre si cita il fatto che ogni Collegio provinciale provvede alla redazione e alla pubblicizzazione dell'elenco degli infermieri esercenti la libera professione in forma individuale e associata.
Anche in questo caso è da evidenziare la mia difficoltà, sul loro sito Web, nel reperire l’elenco dei Liberi Professionisti redatta e pubblicata dal Collegio IPASVI di Roma, ma questo non significa che non ci sia.
Mentre nella prefazione dell’Elenco dei Liberi Professionisti dell’IPASVI di Brescia ho trovato un paragrafo davvero interessante, che cita tra le altre cose:
“al dovere verso i colleghi infermieri: rendere noto quali sono le organizzazioni associative esistenti e titolate, affinché coloro che decidono di esercitare in regime di libera professione, non si rivolgano a società di caporalato, interinali abusive, che fanno intermediazione di manodopera, impiegando, gestendo, usando e sfruttando infermieri senza averne titolo e per puri motivi di business.
Tutto ciò permetterà, attraverso il potere ispettivo e disciplinare del Collegio, di garantire una maggiore visibilità e tutela sia del professionista che del committente.
È Doveroso sottolineare infatti che la funzione del Collegio non è solo quella di tutelare il singolo iscritto, ma bensì di tutelare l'intera professione. Tale azione ha pure l'obiettivo di garantire al cliente la possibilità di scelta del professionista e l' applicazione di tariffe professionali eque.”
Qui, per la prima volta leggiamo, nero su bianco, che un Collegio Professionale cita testualmente le parole “caporalato, uffici interinali abusivi, sfruttamento di Infermieri”. Insomma, fa bene al cuore leggere tali parole perché è evidente che il problema, i nostri Collegi, lo conoscono e che le regole ci sono, ma il problema è, queste regole, questi controlli vengono davvero applicati?
Ma soprattutto, volendo essere positivi, poniamo il caso che questi controlli vengano regolarmente fatti dall’IPASVI, come mai non si riescono a individuare queste Cooperative dedite al “caporalato” che invece continuano impunemente a svolgere il loro lavoro
Basterebbe per un loro Ispettore fare un giro per le varie Cooperative che sono a Roma, andare negli ospedali e chiedere agli Infermieri Liberi Professionisti, domandagli quali sono le loro turnazioni e i loro guadagni. Interessarsi della loro vita lavorativa. Sono certo che in brevissimo tempo queste Cooperative sarebbero individuate e smascherate per quello che veramente sono.
MA CONVIENE APRIRE UNA PARTITA IVA ?
Possiamo riflettere molto su tale argomento, ma i fatti e soprattutto le leggi fiscali parlano chiaro. L’aprire una Partita Iva quando il compenso lordo erogato è minimo, cifre che vanno da 10,00 a 7, 00 Euro l’ora, almeno riguardo alle Cooperative: NON CONVIENE
Volendo fare i “conti della serva” ogni fattura che l’Infermiere emette ha una ritenuta d'acconto alla quale va sommata una percentuale sull'incasso totale lordo annuo che va all'INPS. Inoltre esiste un'aliquota variabile in base all'incasso totale annuo che se ne va con l’ F24 all'Agenzia delle Entrate. Va considerato anche il conto del Commercialista, detraibile sempre in percentuale. Per finire bisogna stipulare anche l'assicurazione obbligatoria per i rischi dell'attività professionale.
Ma non è tutto. Alla propria salute, oppure se ci si fa male, non ci pensiamo? Quindi altre spese.
Inoltre va sottolineato l’obbligo di iscrizione all’Ente di Previdenza della Professione
Alla fine si lavora davvero per pochi, pochissimi euro.
MA NE VALE DAVVERO LA PENA?
Troppe volte ho visto colleghi delle Cooperative, letteralmente piangere, per aver ricevuto dall’Agenzia delle Entrate oppure dall’Inps cartelle esattoriali con cifre molto importanti da pagare. Questo accade perché molti Infermieri, Liberi Professionisti, approcciano a questa tipologia di lavoro non conoscendone le regole e i trabocchetti legali. Il non sapere oppure fidarsi del “sentito dire” è uno sbaglio che costa caro. Esiste l’obbligo di Iscrizione all’Ente di Previdenza, l’obbligo di pagare le tasse sui compensi ottenuti. Questi sono oneri che, se non pagati, possono creare nel tempo una infinità di problemi e rendere inutili tutti i sacrifici fatti con il proprio lavoro.
Alcune Cooperative come le conosciamo oggi, almeno nel Lazio, se davvero perseguono la “mission” molto deprecabile di forme di intermediazione di manodopera, dimenticando il loro obiettivo primario cioè quello della gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, non meritano il sudore di tanti colleghi. Non dimentichiamoci mai che il nostro “essere, saper essere, saper fare” tanto caro a questa professione significa anche DIGNITÀ, e che mai, noi Infermieri, nel caso della libera professione, dobbiamo rinunciare alla libertà e alla nostra indipendenza professionale perché certe Cooperative non sono l’obbligo, ma sono solamente una mera scelta.
(FONTE: http://www.nurse24.it/ )